Domenica 26 giugno 2016 il GGF “Francesco De Marchi” CAI AQ ha aderito alla manifestazione Diversamente Speleo Centro Italia 2016 che si è svolta alla Grotta di Beatrice Cenci di Cappadocia (AQ).
Oggi il gruppo si è dedicato a chi in grotta non ci va mai, ma proprio mai. Con un’uscita emozionale che ci ha sorpresi e appassionati ancor più di una bella grotta con pozzi, risalite, traversi, cenge e tutte le tipologie di concrezionamenti. È stata un’uscita che ci ha coinvolti moltissimo, come potrebbe accadere in un’operazione di soccorso in grotta, ma senza alcun pericolo o situazione di rischio oggettivo. È stata un’uscita dedicata all’accompagnamento di ragazzi con abilità diverse. Una ventina di noi hanno trascorso la giornata – insieme ad altri speleogruppi per un totale di oltre 250 speleo – a far vivere le nostre stesse emozioni a una cinquantina (WOW!) di ragazzi arrivati anche da fuori regione.
Non abbiamo solo accompagnato, ma abbiamo aiutato in cucina, nella logistica, nell’organizzazione, nell’intrattenimento, nella documentazione della giornata … che non avremmo voluto si concludesse. E alla fine possiamo dire che se ai ragazzi diversamente abili la giornata è piaciuta, a noi di più! Perché gli avremo pure spiegato che cosa è una stalattite eccentrica, come si forma una stanza dalle dimensioni colossali, ma loro ci hanno insegnato qualche cosa della vita.
Noi speleo, già per la pratica stessa di questa disciplina, sviluppiamo un senso di fiducia nell’altro e di armonia col gruppo (e quindi amicizia) che non si trova in tutte le discipline sportive, ma questa cosa che abbiamo fatto le batte tutte. Questa cosa ti dà la carica e ti fa dire che stai disostruendo il cunicolo giusto: quello che porta a una grossa scoperta.
La giornata sarà stata pure stancante, ma di quella stanchezza che ti “depura” la mente e l’organismo; che ti fa essere soddisfatto di esserci stato. Che diventa droga e non puoi più farne a meno, perché il loro “grazie”, i loro occhi felici incorniciati in un volto radioso sono soddisfazioni che scavano dentro e arrivano fino al cuore.
E se alla fine Domenico (che sta su sedia a rotelle) ci ha detto “grazie per l’esperienza che mi avete permesso di vivere oggi” – noi che cosa gli avremmo potuto rispondere se non che il grazie andava a Lui e agli Altri che ci avevano creduto e che hanno riposto fiducia in noi, perfetti sconosciuti?
p.s. esperienza fortemente consigliata a tutti, anzi da rendere obbligatoria a chi non appartiene ai “diversamente abili”. A.L.