Fondo del Chiocchio

12/02/2023

Giornata super gratificante!
Partiamo dall’inizio…

L’idea iniziale era quella di andarcene a Cittareale e dovendo allenarci un po’ sulle verticali, si era già prospettata l’ipotesi di arrivare al fondo.

Sabato stavamo organizzando tutto quando abbiamo saputo della presenza di 20/30 cm di neve sulla strada sterrata di avvicinamento alla grotta…
Vebè ma alla fine si può fare lo stesso, si fa l’avvicinamento a piedi! Oh magari anche con gli scii, sai che figata! Eh… però tutti i sacchi da portare, è un bel peso… e poi lì per arrivare all’ingresso si sale, non è mica tutto pianeggiante…
E poi scusa, vuoi fare il fondo, che già di per sé è impegnativo e ti metti a perdere tempo ed energie con l’avvicinamento a piedi? Ha più senso andarci quando non c’è neve!
Mh… si… però forse! No, niente… hai ragione [che poi chi sta parlando??]
Niente, quindi cancellata Cittareale si passa al piano B, esce l’ipotesi del Chiocchio.

Bene! Io non l’ho neanche mai fatta!

In quattro e quattr’otto pensiamo al materiale da portare, guardiamo il meteo, ci studiamo il rilievo e faccio un passaggio telefonico con Luca Poderini (CENS – Cai Sansepolcro) e Giorgio Flati (GGP – Cai Terni), che ringrazio per le preziose informazioni dateci!.
Insomma la grotta è in gran parte già armata, ma comunque portiamoci il materiale per raggiungere il fondo, non si sa mai!.

Partenza domenica mattina: da Teramo Simone, Virgilio e Patrizio (GES – Cai Pescara), da L’Aquila Daniele, Emma e Sandro (GGFAQ – Cai L’Aquila). Squadrone d’attacco pronto!.

Arriviamo all’ingresso ed entriamo alle 10:00 esatte, vai! si comincia a scendere! E 1 pozzo, e 2 pozzi e 3 pozzi, si va avanti spediti, e 4 e 5, anche troppo spediti.
Guida il gruppo il buon Patrizio, che sbobina tutte le corde dei pozzi (vengono tirate sugli armi e fatte le bamboline per evitare di rimanere a diretto contatto con l’acqua che scorre nella grotta).

Piccola digressione: Avete presente quando siete sulla strada, in macchina, senza particolare fretta e vi dirigete spensierati alla vostra destinazione e ad un certo punto dallo specchietto retrovisore vi vedete lampeggiare, alzate lo sguardo e c’è il solito rompi palle che vorrebbe andare a 200 km/h, vi tampina prepotentemente perché gli state ostacolando la pista da corsa e magari dal suo abitacolo impreca e vi insulta pure.

Avete focalizzato la situazione? State immaginando la scena? Bene, quello che vi tampina è Virgilio.

Inizialmente in coda al gruppo, ha accelerato, ha guadagnato posizioni e si è piazzato esattamente dietro a Patrizio a lampeggiare! Ma senza superare, solo con l’intenzione di mettere prescia!
Comunque tra un cazzeggio e un altro, alle 12:00 arriviamo in fondo alla Sala del Centenario (circa -350mt), oltre il quale sapevamo che di corde non ce ne sarebbero più state.

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Bene, mo’ che si fa?

Rapido confronto e si decide per la discesa al fondo, i tempi ci sono ed il materiale… beh il materiale… boh! non sapevamo se le corde e i moschettoni che avevamo sarebbero bastati, ma scendiamo! Andremo giù finché si può.
Oltre il Centenario non era mai andato nessuno di noi, quindi avevamo solo le informazioni del rilievo, ma non sapevamo bene cosa aspettarci, specialmente sulla portata d’acqua!.
Inizio ad armare i pozzi seguenti, corda da 20 poi corda da 35, tutto bene, poi al pozzo dei Ciclopi corda da 50 e porca miseria non arrivava sul fondo per 2 metri! Vabè giuntiamo, ma così rischiamo di non averne poi abbastanza per arrivare al fondo della grotta…
Intanto Emma e Sandro hanno deciso di girare, sarebbero usciti per aggiornare i gruppi della situazione e rimaniamo d’accordo di rivederci direttamente alle auto.
Prosegue nell’armo Virgilio che per paura di non avere corda a sufficienza inizia a fare largo, larghissimo, uso di barcaioli.
Ad ogni pozzo ci affacciamo per vedere se si vede il fondo… si si vedo il fondo, è quello! scendiamo, e siamo su un’altra finestra dove la grotta scende ancora… e ancora…
Il materiale iniziava a scarseggiare e le speranze andavano a ridursi sempre di più, stavamo per gettare la spugna.
Virgilio non si dà per vinto abbiamo ancora la corda da 40? Passatemela! E datemi tutti i moschettoni che potete recuperarvi di dosso
Dopo aver fatto un traverso e un paio di frazionamenti sul Pozzo dell’Anatra, eccolo! il fondo adesso è ben visibile, forse ci siamo per davvero! Scesi giù ci rendiamo conto che non si può più proseguire! C’è la targhetta sulla roccia e la bandiera della pace!

Chiocchio febb 23 fondo

Super entusiasti ci facciamo la foto di rito e cominciamo subito a risalire (ore 14:30 circa), sapendo che adesso non avevamo più tempo da perdere per rispettare l’orario che avevamo comunicato, dovevamo correre!

I primi 2 pozzi in salita ce li siamo fatti a bomba, per quanto mi riguarda era l’eccitazione del momento che mi dava la giusta carica! Poi piano piano iniziamo a fare i conti con la faticosa realtà! Avevamo ancora tanti metri da guadagnare sulla testa.
Tra un incitamento e una cazzata si sale, si sale, si sale… e ancora si sale… e si sale! E si sale ancora! E ancora!.

Oh! ma siamo sicuri che è tutto regolare? prima mica siamo scesi così tanto!


Ricordate quando ho detto che siamo scesi “troppo” spediti? Ecco, non ci siamo neanche resi conto di quanto stavamo scendendo.


Durante la risalita, complice anche la stanchezza, mi ero praticamente perso, non capendo più quante salite avevamo fatto e quante ancora ne mancassero.
Maledetti pozzi non finivano più! Ogni pozzo sembrava l’ultimo! Alla stregua di “si ecco dopo la curva spiana”
Inutile dire che c’era la giusta portata d’acqua per permettere la percorrenza in tranquillità, ma anche per permettere di bagnarci dalla testa ai piedi, letteralmente!
Teniamo d’occhio l’orario e sembriamo essere al giusto passo, sempre più affaticati e rallentati ci avviciniamo all’uscita… ad un certo punto si avverte inequivocabilmente una temperatura decisamente più bassa oooh! Finalmente siamo arrivati!
Patrizio e Virgilio davanti escono per primi e a 15/20 minuti di distanza li raggiungiamo io e Daniele, che siamo rimasti dietro perché Daniele ha rigorosamente “imbambolinato” tutte le corde sui pozzi, esattamente come le abbiamo trovate.
Ci ritroviamo tutti alle macchine, un freddo cane! Ma la soddisfazione era veramente tanta! Una stanchezza decisamente piacevole!
Sistemiamo il materiale, un tè caldo veloce offerto da Emma e Sandro e si va a mettere qualcosa sotto i denti.
La giornata è stata magnifica, super impegnativa quanto super appagante!
Ringrazio vivamente i partecipanti! E ovviamente ci si rivede nella prossima grotta!

Simone R.

PS. Tutto questo è stato possibile solo grazie al fatto che la grotta del Chiocchio è in buona parte già armata, ma soprattutto MOLTO BENE armata!
Quasi tutti tasselli resinati che hanno agevolato tantissimo l’armo fatto sugli ultimi pozzi, sia in termini di comodità che di tempo.
Pertanto un doveroso ringraziamento va anche ai gruppi locali (di Spoleto e Perugia immagino!) che hanno lavorato per realizzare questa santa speleo-opera!
Grazie mille e complimenti!

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